Ludovica Carbotta. Very Well, on My Own - Mambo, via Don Giovanni Minzoni 14 - Bologna
Mostra in corso dal 1 febbraio al 5 maggio 2024
Al MAMbo apre la prima mostra antologica dedicata in Italia all’artista Ludovica Carbotta (Torino, 1982); l'evento prende avvio da una ricerca sull’individualità e sul rapporto con lo spazio pubblico nell’accezione tangibile di città e, in quella astratta e infrastrutturale, di istituzione.
Comunicato stampa della Mostra Ludovica Carbotta. Very Well, on My Own a Bologna
Il MAMbo � Museo d�Arte Moderna di Bologna del Settore Musei
Civici Bologna inaugura la programmazione espositiva della Sala delle Ciminiere per l�anno 2024
con la mostra Ludovica Carbotta. Very Well, on My Own, a cura di Lorenzo Balbi con
l�assistenza curatoriale di Sabrina Samor�, visitabile dall�1 febbraio al 5 maggio 2024.
L�inaugurazione si svolge mercoled� 31 gennaio, alle h 18.00, nell�ambito di ART CITY Bologna,
il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali, promosso dal Comune di Bologna
in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.
Ludovica Carbotta. Very Well, on My Own � un progetto realizzato grazie al sostegno della
Direzione Generale Creativit� Contemporanea del Ministero della Cultura nell�ambito
di Italian Council (11a edizione, 2022), il programma di promozione internazionale dell�arte
contemporanea italiana.
La prima mostra antologica dedicata in Italia all�artista Ludovica Carbotta (Torino, 1982) in Italia
prende avvio da una ricerca sull�individualit� e sul rapporto con lo spazio pubblico nell�accezione
tangibile di citt� e, in quella astratta e infrastrutturale, di istituzione. Il titolo Very Well, on My
Own rimanda a una specifica idea di privacy e individualit� in cui ognuno cerca riparo per far
fronte alle ingerenze del mondo esterno e della propria psiche. In un mondo caratterizzato da
una sovra-esposizione delle nostre soggettivit�, quotidianamente associate ai concetti di
�prestazione� e �visibilit�, l�esposizione suggerisce una diversa postura in cui la persona e la
sua cura diventano generativi sia sul piano soggettivo che collettivo.
Durante il suo percorso artistico, Ludovica Carbotta ha osservato il modo in cui le citt� definiscono
il nostro campo d�azione eseguendo lei stessa veri e propri esercizi fisici con il tentativo di
destabilizzare la prossemica comune dell�abitante e di disegnare nuove coreografie del corpo
all�interno dell�ambiente cittadino. Tale indagine � stata ampliata, nel corso degli anni, su un
piano immaginario e narrativo articolandosi in sistemi complessi di opere che prefigurano
immagini distopiche e futuristiche del tessuto urbano e che pongono una riflessione sulle
potenzialit� e i rischi di una radicalizzazione dell�individualit� all�interno della societ�.
L�esplorazione sulle modalit� di connessione degli individui con l�ambiente che li circonda � il
focus dell�incipit della mostra. L�artista esperisce lei stessa la citt� con il proprio corpo attraverso
processi empirici che esulano da conoscenze pregresse e metodologie di misurazione
convenzionali. �La cosa che mi affascina rispetto alla misurazione � spiega � � quella di fissare
un piccolo momento, o di misurare un frammento, una cosa insignificante o ancora trovare un
modo mio, cercando il pi� possibile di non fare affidamento sulle mie conoscenze previe, di
misurare qualcosa (un fenomeno fisico, un paesaggio, il tempo)�. In Il viaggio � andato a
meraviglia (esercizio uno) (2010) si concretizza il tentativo dell�artista di diventare parte
integrante di un paesaggio urbano con il fine di poterlo comprendere dal suo interno. Nelle sue
azioni l�ordine di grandezza � il corpo, lo spazio che occupa, la staticit� che � in grado di
esercitare, l�ombra che potrebbe o meno proiettare sul manto stradale. In Non definire la
superficie (2011), l�artista cerca di attraversare la citt� senza proiettare la propria ombra,
mettendo cos� in atto l�improbabile sparizione della propria fisicit� dalla scena.
Il confronto con la dimensione urbana, sia reale che immaginifica, � esplorato a pi� riprese, tanto
nella ricerca artistica di Carbotta quanto lungo tutto il percorso espositivo nel quale si incontrano
lavori come Wrapped in Thought (Costruttore di mondi molto simili al nostro) (2009) e
Invisibile Modulor (2009), che traducono polvere e sporcizia urbana in materia artistica, e come
Cast Bloc (2012-2024), opera che viene riproposta per lo spazio della Sala delle Ciminiere come
una barriera che si frappone tra l�area espositiva e suoi fruitori, portando questi ultimi a
interagire con il movimento.
Il corpo si trasforma da unit� di misura a elemento generatore nell�installazione site-specific
Images of Others Have Become Parts of the Self (2024), lavoro che, facendo eco a Scala Reale
(2011), viene realizzato dall�artista direttamente nella sede espositiva ed entra in dialogo con il
contesto architettonico circostante. Come tredici anni fa, Carbotta costruisce, senza l�ausilio di
un progetto, una struttura lignea in grado di sostenere il suo peso e di portarlo il pi� in alto
possibile.
Creata secondo un simile principio additivo � la serie pi� recente di sculture Paphos (2021-2024),
progetto in cui l�artista riflette sull�idea di crescita e di trasformazione in relazione alla pratica
scultorea. Il nucleo originario di questi manufatti di bronzo, ceramica e resina a base d�acqua, �
manipolato nel tempo dalla stessa artista che lo allaccia a un processo di crescita.
L�altra serie presente in mostra � Die Telamonen (2020�2024), una famiglia di sculture in cui
ciascuna � la riproduzione dell�altra. A partire da differenti metodologie di produzione scultorea
e dai conseguenti risultati formali, ogni membro di questa famiglia ha generato una propria storia
e un singolare profilo psicologico. I Telamoni, segnati da un peso che proviene dal passato,
sembrano rifiutare la propria origine; mettono in discussione il vincolo biologico che determina il
modello di famiglia nucleare e generano possibilit� concrete e simboliche di immaginare altre
forme di comunit�. L�artista lega il peso effettivo delle statue a quello della carica emotiva che
anima ogni membro della famiglia. L�operazione della costruzione, ricorrente in Carbotta, assume
dunque nella produzione pi� recente un�ulteriore accezione, ampliandosi dalla sua dimensione
pi� materica, scultorea e performativa, verso la creazione fantastica sia di luoghi che di interi
orizzonti psicologici che compenetrano l�uno nell�altro. Il gruppo scultoreo, dunque, rappresenta
una rielaborazione di ci� che l�artista definisce fictional site-specificity, una forma di pratica
site-specific che elabora contesti immaginari o materializza ambienti reali tramite il linguaggio
della finzione. In questo procedimento formale, che esalta le capacit� dell�immaginazione di
fornire alternative tangibili al precostituito ordine sociale, l�opera, strutturalmente e
concettualmente, non � in relazione tanto con lo spazio reale nel quale � inserita quanto con lo
spazio fittizio-narrativo che ha generato.
Il ricorso alla finzione, alla memoria e alla rielaborazione di conoscenza esperienziale ai fini del
processo scultoreo � rintracciabile nell�installazione The Original Is Unfaithful to the
Translation (2015), un�opera composta da elementi architettonici che riproducono alcune delle
stanze in cui l�artista ha vissuto, cos� come la mente le ha conservate. Il progetto analizza il luogo
domestico in relazione alla trasfigurazione, al ricordo, al tempo e in rapporto al tema
dell�individualit� e dello spazio privato.
La riflessione di Ludovica Carbotta sulla condizione d�isolamento dell�essere umano si �
concretizzata in questi anni nel progetto di ricerca intitolato Monowe (2016 - in corso), il suo pi�
ampio ciclo di opere che racconta di un agglomerato urbano fittizio abitato da una sola persona.
L�installazione del 2016 della citt� immaginaria Monowe (Entrance to the City) al Parco del
Cavaticcio di Bologna (realizzata in occasione di Dopo, Domani, ON, a cura di Martina Angelotti)
� stato un importante tassello del progetto che si conclude in mostra al MAMbo con la proiezione,
in anteprima, dell�omonimo film. Il mediometraggio, progetto vincitore di Italian Council (11a
edizione, 2022), realizzato con la produzione esecutiva di BoFilm, e destinato al Castello di Rivoli
Museo d�Arte Contemporanea, � ambientato all�interno di un Tribunale e ha come epicentro
narrativo un processo giudiziario a carico della sola abitante della citt� che si mostra nelle sue
differenti et�: infanzia, adolescenza, et� adulta e vecchiaia (interpretate sullo schermo da Lina
Nilausen Carbotta, Willem Nilausen Trull�s, Elionora Nilausen Trull�s, Ondina Quadri, Michele
Ragno e Benedetta Barzini). L�eliminazione dell�alterit�, che tipicamente abita le citt�,
determina in Monowe il bisogno da parte dell�unico soggetto esistente di incarnare molteplici
punti di vista come quello del giudice e, allo stesso tempo, dell�imputato. Descrivendo la
progressiva perdita di coscienza della cittadina e l�inesistenza della pluralit� nei luoghi
istituzionali, la pellicola evidenzia il pericolo insito nel ritiro e nella sparizione della comunit�.
Il percorso espositivo continua con opere che riflettono sul valore materiale e simbolico della
rovina, luogo privilegiato della fictional site-specificity, in cui l�artista adotta uno sguardo
archeologico sia sul passato che su un futuro immaginario. L�opera Plenum (2015) mostra una
potenziale archeologia futura; realizzata a partire dall�analisi dei report degli scavi archeologici
della sinagoga di Ostia Antica, � accompagnata dalla registrazione di una voce e da un segnale
audio in Linear Timecode che rafforza l�evocazione di un�ambientazione a venire. Falsetto (2017-
2018) si compone di modelli architettonici archetipici (l�arco, il ponte, il muro, la torre, la tenda)
che lasciano prefigurare un futuro in cui � necessario re-immaginare le strutture da un grado zero
di conoscenza empirica. In altri lavori l�artista ipotizza l�impatto delle calamit� naturali sulle
citt�, come in Dodici e un minuto (2008), e immagina un futuro prossimo in cui infrastrutture e
altri non luoghi si trasformano in abitazioni, come in Overcrowded Village (2008).
La mostra si conclude con una selezione di opere che adoperano la tecnica del calco, sia dal
punto di vista formale che concettuale. Il �vuoto� diventa metafora di un confine invisibile da
indagare attraverso metodi empirici e intuitivi. In Patologia da decompressione (2008) l�artista
intraprende una personale misurazione del paesaggio lacustre del Lago di Como con il fine di
individuare e calcolare il punto pi� profondo del bacino. Sperimentando un nuovo rapporto tra
pieni e vuoti crea Solid Void (2012), video realizzato con la tecnica dello stop-motion su una
carta topografica della citt� di Torino. A partire da un centro assegnato soggettivamente, l�artista
trasfigura la citt� attraverso un gioco di collage in cui accorpa i ritagli degli edifici, andando ad
eliminare le aree di circolazione. Rappresenta la citt� come un unicum privo di passaggi e spazi
interstiziali che appare perci� come un solido ininterrotto, chiuso su s� stesso e privo di luoghi
attraversabili.
L'esposizione � accompagnata dal libro bilingue italiano/inglese Very Well, on My Own, a cura
di Caterina Molteni, edito da Edizioni MAMbo, che contiene una conversazione tra Lorenzo Balbi
e Ludovica Carbotta e saggi inediti di Davide Daninos, Mark Lewis, Vittoria Martini e testi
critico-narrativi di Caterina Molteni. Il volume racconta la produzione dell'artista dal 2007 a oggi
attraverso una vasta selezione di immagini e si completa con un'antologia corredata dai testi di
Martina Angelotti, Irene Calderoni, Ilaria Gianni, Andrea Lissoni, Yara Sonseca Mas e con
approfonditi apparati bio-bibliografici.
Il progetto avr� una sua estensione anche a Valencia e ad Amsterdam grazie alla collaborazione,
in qualit� di partner di progetto, con IVAM � Istituto Valenzano d�Arte Moderna. Centro Julio
Gonz�lez e de Appel arts centre. Presso il museo valenciano verr� presentato uno screening del
film Monowe, mentre a de Appel, Carbotta realizzer� un workshop all�interno del programma
educativo dell�istituzione olandese.
Nell�ambito del ciclo di incontri ARTalk CITY, promosso da Accademia di Belle Arti di Bologna in
occasione di ART CITY Bologna, domenica 4 febbraio alle h 10.00 Ludovica Carbotta dialoga con
Lorenzo Balbi e Luca Bertolo.
Inoltre per il ciclo di conversazioni Book Talk, programma di presentazioni dedicato
esclusivamente ai libri d�arte organizzato da Arte Fiera, domenica 4 febbraio alle h 12.00
l�artista presenta il libro Very Well, on My Own (Edizioni MAMbo, 2023) con la partecipazione di
Caterina Molteni e Lorenzo Balbi.
Biografia Ludovica Carbotta
Nata a Torino nel 1982, Ludovica Carbotta vive e lavora a Barcellona.
Dopo aver conseguito nel 2005 il diploma accademico in Pittura presso l�Accademia Albertina di
Belle Arti di Torino, ottiene il Master in Fine Art presso la Goldsmiths University di Londra nel
2015, dopo aver frequentato, grazie alla borsa di studio del Ariane de Rothschild Prize, la Central
Saint Martins London tra il 2011 e il 2012. Nel 2008 � tra i partecipanti del Corso Avanzato in
Visual Arts tenuto da Yona Friedman presso la Fondazione Antonio Ratti, Como.
Nei primi anni di ricerca Carbotta indaga le modalit� con cui gli individui stabiliscono connessioni
con l�ambiente dove vivono, tramite l�esplorazione fisica dello spazio urbano. Nel 2011 ha la sua
prima mostra personale in uno spazio istituzionale, nel contesto di Greater Torino, promosso dalla
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
L�impiego della traduzione e nello specifico dell�ekphrasis, l�arte di evocare con le parole
un�opera assente, conduce l�artista nell�esplorazione del ruolo dell�immaginazione e della
narrazione. Dal 2014 le sue opere si sviluppano in bilico tra realt� e finzione, combinando
installazioni, testi e performance che riflettono sulle nozioni di luogo, identit� e partecipazione.
Esemplare di tale approccio � la mostra A motorway is a very strong wind, a cura di Martina
Angelotti, presso Careof, Milano, che trover� sviluppo in Apart, we are together, 2015. Entrambi
i progetti vedono conclusione nel libro The shotgun, the invisible rail, and the spectacled tyrant,
NERO, Roma 2017.
Negli stessi anni esplora quella che definisce fictional site-specificity, una forma di pratica sitespecific che elabora territori immaginari o incarna luoghi reali tramite contesti di finzione, di cui
sono dimostrazione The Original Is Unfaithful to the Translation, 2015 e le opere seguenti.
Nel 2016, nel contesto di ON, progetto nato a Bologna che realizza eventi pubblici e interventi
artistici in spazio urbano, prende avvio come installazione pubblica sulle sponde murarie del
Parco del Cavaticcio Monowe (Entrance to the City), il progetto dedicato alla citt� immaginaria
per una sola abitante, che sar� sviluppato negli anni a seguire in capitoli. Lo stesso anno riceve
la menzione speciale del Premio MAXXI (Museo MAXXI, Roma), vince il Premio Gallarate (MA*GA,
Gallarate) ed � in residenza, tramite la Gasworks International Fellowship, Triangle Network,
presso Kiosko, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, mentre tra il 2017 e il 2018 � Fellow presso la Jan
Van Eyck Academy, Maastricht. Nel 2018 vince il Premio New York.
Coinvolta fin dai primi anni della sua carriera in ricognizioni sull�arte italiana e in mostre
collettive internazionali, nel 2019 partecipa a May You Live in Interesting Times, 58. Esposizione
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Internazionale d�Arte della Biennale di Venezia diretta Ralph Rugoff, con Monowe (The Powder
Room), Progetto Speciale Forte Marghera, e Monowe (The Terminal Outpost) negli spazi esterni
dell�Arsenale.
Lo stesso anno realizza presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo la mostra personale
Monowe, a cura di Irene Calderoni, che riunisce per la prima volta i diversi capitoli dell�omonimo
progetto.
A partire dal 2020 sviluppa Die Telamonen, gruppo di sculture che riproducono i membri di una
famiglia immaginaria la cui storia, caratterizzata da profonde ferite passate, riecheggia nelle loro
caratteristiche formali, presentate in Die Telamonen, a cura di Damian Jurt, presso B�ndner
Kunstmuseum, Chur, Svizzera. Nello stesso periodo prende avvio la serie Paphos che riflette
sull�idea di crescita e trasformazione nel processo scultoreo, con cui vince il Battaglia Foundry
Sculpture Prize, 2020-2021, Milano. Entrambi i lavori, tuttora in lavorazione, sono presentati nel
2021 in Growing Pains, a cura di Ana Garc�a Alarc�n, presso Sala Ver�nicas, Murcia. Nel 2022 �
tra i vincitori del programma Italian Council promosso dalla Direzione Generale Creativit�
Contemporanea del Ministero della Cultura grazie al quale realizza il mediometraggio Monowe,
2024.
Carbotta � stata cofondatrice di diversi progetti collettivi, quali The Institute of Things to Come,
centro di ricerca sul futuro che propone progetti artistici collegati ad un programma di formazione;
Progetto Diogene, un programma di residenze internazionale nello spazio pubblico di Torino, e
opera con Pipistrello, un collettivo che organizza mostre personali senza collocazioni spaziali e
temporali fisse.
Le sue opere sono state incluse in collezioni private e museali come Castello di Rivoli Museo
d�Arte Contemporanea, Rivoli; MACRO - Museo d�Arte Contemporanea, Roma; MA*GA - Museo
d�Arte Gallarate; Institut Valenci� d�Art Modern � IVAM, Valencia; GAM � Galleria Civica d�Arte
Moderna e Contemporanea, Torino; La Biennale di Venezia; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,
Torino; Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo; Rothschild & Co Collection, Austria; colecci�n
olorVISUAL, Barcellona.
Insegna Scultura presso BAU, Centro Universitario di Arte e Design di Barcellona.
Informazioni utili per la visita
Orari: martedì, mercoledì dalle 14 alle 19; giovedì 14 alle 20;
venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì.
Biglietti: intero € 6,
ridotto € 4.
Card Cultura gratuito.
Telefono:
+39.051.6496611
E-mail: [email protected]
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